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13.04.2021

Terzo piano della piramide alimentare: i grassi

Grassi e grassi, conosci le differenze?

Iniziamo questa puntata con una piccola premessa: c’è stato un periodo, diverse decine di anni fa, in cui si pensava che i colpevoli cui imputare l’aumento di infarti, ictus, pressione alta e obesità fossero principalmente i grassi assunti con la dieta.

Di qui, fu tutto un proliferare di diete low fat ed un fiorire di alimenti “light” sugli scaffali dei supermercati.

Oggi, molti anni dopo, in seguito a diverse ricerche si sa che i grassi non sono tutti uguali: esistono grassi buoni da consumare obbligatoriamente e grassi cattivi da evitare.

Classifichiamo i grassi in tre tipi: monoinsaturi, polinsaturi e saturi

I grassi buoni sono i monoinsaturi come l’olio d’oliva extravergine; si chiama monoinsaturo perché è composto da atomi di carbonio che portano un solo doppio legame.

L’olio extravergine d’oliva inoltre contiene un polifenolo molto prezioso: l’idrossitirosolo. Esso ha proprietà antiossidanti e antiinfiammatorie e per queste sue proprietà ha dimostrato in alcuni studi di aumentare la longevità nelle popolazioni che lo utilizzano.

I grassi polinsaturi invece come gli olii di semi, omega 6, non andrebbero utilizzati come condimento e neppure come olii da cottura. Il motivo principale è che sono contenuti in quasi tutti i prodotti alimentari confezionati (vedi etichetta: olii vegetali) e per questo ne consumiamo già una quantità eccessiva.

I grassi polinsaturi della serie omega 3 invece sono preziosissimi! Essi sono contenuti nel grasso del pesce.

Sono detti invece saturi i grassi contenuti nel burro, nei latticini, nei salumi, nelle carni e nelle uova, perché i loro atomi di carbonio non hanno doppi legami.

I grassi saturi aumentano la produzione di mediatori chimici responsabili dell’infiammazione mentre i grassi omega 3 sono precursori di sostanze che riducono l’infiammazione nel nostro organismo.

L’infiammazione è una condizione che caratterizza molte patologie come il diabete, l’infarto del miocardio, l’ictus, l’obesità, le patologie autoimmuni e i tumori.

Negli anni che precedono la diagnosi della malattia, il paziente ha sviluppato lentamente una condizione di infiammazione silente generata dallo sbilanciamento dei nutrienti della dieta e dallo stile di vita errato.

Ad un certo punto l’infiammazione si manifesta con la malattia e può essere già tardi.

Possiamo quindi concludere dicendo che …

Per prevenire la maggior parte di patologie croniche e degenerative legate all’infiammazione, dobbiamo ridurre il consumo di quegli alimenti che contengono grassi pro-infiammatori: quelli che contengono olii di semi e grassi saturi.

Allo stesso tempo è necessario aumentare il consumo degli alimenti che contengono grassi monoinsaturi (olio d’oliva extravergine) e polinsaturi della serie omega 3 (EPA e DHA contenuti nel grasso del pesce).

Ricorda che il cibo, come diceva Ippocrate, è la migliore medicina, non dimentichiamolo!

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